È più importante rispettare il dress code e integrarsi con il contesto, o non rispettare il dress code e far trionfare il proprio gusto o il proprio desiderio di comodità? Individualità o conformità? Spontaneità o regole di decoro? Rispetto degli altri o solo di se stessi?
Recentemente il Teatro alla Scala ha ripristinato cartelli che incitano a rispettare il dress code. I cartelli vietano pantaloni corti, canotte e infradito e la consumazione di cibo e bevande. Indicazioni minime che ricordano il rispetto del luogo e degli altri spettatori. Regole che sono sempre esistite, ma che erano state messe in un cassetto dal precedente sovraintendente Dominique Meyer, desideroso di tolleranza anche per una esperienza personale fatta in gioventù, quando era stato criticato dai vicini in un palco all’Opéra di Parigi per il suo abbigliamento “da operaio”!

Chi ha un profilo di personalità orientato verso l’alto automonitoraggio tende a presentarsi agli altri con un look che soddisfi le attese sociali. Sono persone attente alle regole di abbigliamento e al dress code. Cercano di acquisire tutte le informazioni necessarie a fare una buona impressione sia per essere accettati, che per acquisire il potere.
Quando la personalità è invece caratterizzata dal basso automonitoraggio, l’abbigliamento è più centrato sul sé che sugli altri. Sono persone poco influenzate dal parere degli altri e dal mutare delle situazioni sociali. La loro autopresentazione esprime il concetto che hanno di se stessi, le loro idee, i loro valori. Più l’automonitoraggio è basso, più è bassa la probabilità di seguire il dress code.
L’abbigliamento è un atto comunicativo. Con gli abiti, gli accessori, i colori parliamo di noi, della nostra identità, delle nostre emozioni, dei nostri obiettivi, dei nostri valori. Ma come ogni atto comunicativo, l’abbigliamento è fatto sia di parole (i diversi capi), che di grammatica (il modo di coordinarli), di elementi non verbali (il modo di indossarli), e di obiettivi da raggiungere in un contesto, dove anche gli altri sono importanti. Tutti questi elementi determinano la competenza comunicativa, e ogni elemento del nostro aspetto esteriore (abbigliamento, trucco, acconciatura, accessori, postura) può contribuire ad una comunicazione più o meno competente ed efficace. L’aspetto esteriore è adeguato o inadeguato rispetto alla persona e ai suoi obiettivi interpersonali? Lo integra o lo oppone al contesto? L’importante è esserne sempre consapevoli.
Per comprendere la ricchezza dello scambio comunicativo dobbiamo considerare sia le componenti del messaggio (codifica e decodifica), sia il contesto nel quale avviene la comunicazione.
Nella scelta dell’abbigliamento, se vogliamo che il messaggio sia efficace, dobbiamo quindi considerare contemporaneamente noi e gli altri. È importante la nostra identità, ma anche il dialogo con il contesto.
Per capire come adeguare l’abbigliamento al contesto, rendendolo più efficace senza perdere la propria autenticità, possiamo utilizzare il modello del principio di cooperazione di Grice, che ci suggerisce di considerare contemporaneamente quattro aspetti del messaggio comunicativo.
I quattro elementi del principio di cooperazione (quantità, qualità, relazione, modo) ci ricordano che per essere efficaci dobbiamo considerare non soltanto la nostra identità, i nostri desideri e il nostro gusto, ma anche gli obiettivi da perseguire e il contesto nel quale ci si trova. Rispettare il dress code a volte è questo. Non vuol dire rinunciare alla propria identità per uniformarsi, ma trovare il modo originale per esprimere chi siamo senza perdere la connessione con gli altri.
Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana, dal 1992 si occupa di psicologia della moda. È autrice di diversi libri sulla psicologia della moda. È coordinatrice didattica del Master on line in Psicologia della moda e dell'immagine di ESR Italia.È stata professore a contratto di Psicologia Sociale e Teoria e tecniche del colloquio psicologico alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, e di Psicologia sociale della moda e di Psicologia dei consumi di moda al Polimoda.
Ciao, sono Paola Pizza, psicologa della moda.
Nel lavoro ho unito due grandi passioni: la psicologia e la moda.
Iniziamo insieme un viaggio tra i significati profondi della moda.
Per conoscermi meglio clicca qui e leggi il mio profilo.